Quando si parla di ferie, a quasi nessuno viene in mente l’idea di prenotare le proprie vacanze in un monastero. Perché accade ciò? Perché  spesso si è preda di ripetuti schemi mentali e pregiudizi, circa la possibilità di poter vivere o meno un’esperienza positiva.

Invece, all’interno di un Monastero, l’esperienza è sicuramente rigenerante e degna di essere vissuta nel pieno della propria spiritualità.

Quali sono i punti cardine di una vacanza in un monastero?

Sicuramente, la differenza più significativa tra un soggiorno in Monastero e quello all’interno di una classica struttura recettiva, riguarda: lo stile e il contenuto del tempo che qui si trascorre.

Nel Monastero Benedettino di San Pietro di Ostuni, per esempio l’accoglienza è impregnata di calore, condivisione, conoscenza, dialogo, ascolto, preghiera. Tutte cose che pare quasi impossibile trovare negli ambienti in cui oggi viviamo e che abitualmente frequentiamo.

Questi, ci sembrano davvero i punti fondanti per poter iniziare un tempo di vacanza più vero, all’insegna del riposo fisico e soprattutto spirituale.

In un monastero come vengono organizzati i soggiorni?

Bhe, sicuramente l’organizzazione del tempo trascorso in un Monastero dipende dalla finalità del soggiorno che viene richiesto.

Per esempio, se si tratta di un ritiro spirituale che richiede un accompagnamento personale, la giornata viene stabilita e guidata dalle monache che si preoccuperanno di portare a compimento il ritiro spirituale.

Se, invece, trattasi di una vacanza o di un tempo di riposo, la giornata viene lasciata libera di essere vissuta come meglio si crede. Del resto, è lo stesso luogo in cui si sta vivendo a evidenziare la differenza con una comune struttura.

Da una vacanza in un monastero cosa ci si porta a casa

Sicuramente, dopo un soggiorno in una di queste strutture religiose, si torna ristorati nel fisico e nello spirito.

Spesso si ha la possibilità di partecipare anche alla preghiera con la comunità monastica e di poter avere un colloquio personale con le monache, che possono anche indirizzare in questa direzione.

A questo vanno aggiunti altri 2 importanti aspetti:

  • la familiarità del luogo, che favorisce il sentirsi ”accolti” per ciò che si è senza dover dimostrare per forza qualcosa;
  • un giusta dose di silenzio che aiuta a ritrovare se stessi.

In un mondo in cui tutto avanza febbrile e caotico e ove non si riesce a far cessare il rumore costante che ci sovrasta, il silenzio dei nostri luoghi diventa una necessità per ristorarsi e ritemprarsi profondamente.