Santa Scolastica

O Santa Vergine Scolastica, dolce sorella del Padre Benedetto, che per la tua intensa preghiera e il tuo più grande amore sei stata esaudita dal Signore, con la tua potente intercessione ottienici un’abbondante pioggia di grazia affinché, nulla anteponendo all’amore di Cristo, facciamo della nostra vita un’incessante preghiera a salvezza di tutto il mondo. Amen.


Festa Sacra Famiglia

Santa e dolce dimora,
dove Gesù fanciullo
nasconde la sua gloria!

Giuseppe addestra all'umile
arte del falegname
il Figlio dell'Altissimo.

Accanto a lui Maria
fa lieta la sua casa
di una limpida gioia.

La mano del Signore
li guida e li protegge
nei giorni della prova.

O famiglia di Nazareth,
esperta del soffrire,
dona al mondo la pace.

A te sia lode, o Cristo,
al Padre ed allo Spirito Santo.
Amen


La solennità di tutti i Santi

La Solennità di tutti i Santi ci ricorda che la santità non è uno stato di beatitudine fuori dall’esperienza della vita, ma è una beatitudine nascosta al fondo di questa nostra vita.

E anche lì dove c’è pianto, mancanza, ingiustizia, cose che non vanno, lì è nascosta una gioia che la si può incontrare solo a patto che si smetta di desiderare solo di avere un’altra vita, e si comincia ad approfondire la propria.

Siamo nati per la Santità

La chiamata alla santità è la chiamata a valorizzare quel lato della nostra vita in cui facciamo più fatica, in cui ci sperimentiamo perdenti, poveri, scartati. È un lato della nostra vita che solitamente nascondiamo, di cui abbiamo vergogna ma che se consegnato all’amore di Dio diventa il nostro vero capolavoro. Infatti i santi non sono innanzitutto coloro che fanno qualcosa, ma coloro che si lasciano fare dall’Amore di Dio. Essi ristabiliscono il primato di Dio nella loro vita, e non si lasciano sedurre né da sé stessi, né da quello che di bello o di brutto gli sta capitando.

Chi scopre questa via non ha una luce intorno alla testa, ma una luce interiore che lo fa camminare da amato anche in mezzo alle sventure.

La santità – ha ricordato recentemente Papa Francesco – "non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano”.

Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa.

Sei uno studente o un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli.

Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù

Sei un consacrato/a ? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione

I santi sono un popolo di affidati a cui oggi noi tutti ci affidiamo perché ci insegnino il loro stesso segreto.


Solennità dell' Assunzione della Beata Vergine Maria

COSI' MORI' LA VERGINE MARIA SECONDO SAN JUAN DAMASCENO, DOTTORE DELLA CHIESA 🌹🕯

“La Madre di Dio non è morta di malattia, perché non ha dovuto ricevere il castigo della malattia perché non aveva il peccato originale. Non è morta di vecchiaia, perché non doveva invecchiare, poiché non le è venuta la punizione per il peccato dei primogenitori: invecchiare e finire per debolezza. È morta d'amore. Il desiderio di andare in paradiso dove era suo Figlio era così grande che questo amore l'ha fatta morire.

Circa quattordici anni dopo la morte di Gesù, quando aveva già speso tutto il suo tempo insegnando la religione del Salvatore a grandi e piccini, quando aveva consolato tante persone tristi e aiutato tanti malati e moribondi, fece sapere agli Apostoli che ora si avvicinava la data di lasciare questo mondo per l'eternità.
Gli Apostoli l'amarono come la più gentile di tutte le madri, e si affrettarono a viaggiare per ricevere dalle sue labbra materne l'ultimo consiglio, e dalle sue sacrosante mani l'ultima benedizione.
Arrivarono, e con copiose lacrime, e in ginocchio, baciarono quelle mani sante che tante volte le avevano benedette. Per ciascuno di loro l'Eccelsa Signora ebbe parole di conforto e di speranza. E poi, come chi si addormenta nel più placido dei sogni, era Lei santa che chiudeva gli occhi; e la sua anima, mille volte benedetta, partì per l'eternità.

La notizia si diffuse in tutta la città, e non c'era cristiano che non venisse a piangere con il suo corpo, come per la morte della propria madre. La sua sepoltura sembrava più una processione pasquale che un funerale. Tutti cantavano l'Alleluia con la più viva speranza di avere ora un potentissimo Protettore in cielo, che intercede per ciascuno dei discepoli di Gesù.
Nell'aria si sentivano aromi molto morbidi ma forti, e ognuno sembrava udire armonie musicali molto morbide. Ma, Tommaso Apostolo, non era riuscito ad arrivare in tempo. Quando arrivò erano già tornati dalla sepoltura della Madonna.
Pedro, - disse Tomás- Non puoi negarmi il grande favore di poter andare alla tomba della mia amatissima madre e dare un ultimo bacio a quelle sante mani che tante volte mi hanno benedetto. E Pedro ha accettato.

Andarono tutti al Santo Sepolcro, e quando furono vicini ricominciarono a sentire nell'ambiente aromi morbidissimi e nell'aria una musica armoniosa.
Aprirono il sepolcro e invece di vedere il corpo della Vergine trovarono solo… una grande quantità di fiori molto belli. Gesù Cristo era venuto, aveva risuscitato la sua Madre benedetta e l'aveva portata in cielo.
Questo è ciò che chiamiamo L'Assunzione della Vergine Maria.
E chi di noi, se avesse i poteri del Figlio di Dio, non avrebbe fatto lo stesso con la propria Madre? "


XVIII Domenica del Tempo Ordinario

"Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”( Lc 12,15)

Il Vangelo di questa domenica ci offre una meditazione profonda sul valore della vita: è il bene che abbiamo ricevuto per l’eternità, quindi vale tutto quello che ci fa crescere in vista dell’eternità, mentre tutte le altre cose possono essere mezzi ma mai il fine.

Troppo spesso pensiamo che la nostra vita dipenda dal verbo “avere”.

Ma la nostra vita dipende da altri due verbi: il verbo “essere” e il verbo “amare". Se hai passato la vita a cercare di "avere" dimenticandoti di "essere" e di "amare" allora sappi che hai vissuto una vita da stolto.

Purtroppo, da sempre l’uomo cerca di appoggiare la propria vita sul possesso delle cose dimenticando o ignorando deliberatamente che è invece chiamato a ereditare il regno dei cieli, a possedere il sommo bene, Dio stesso e a possederlo non egoisticamente ma nella reciprocità dell’amore.

Un saggio desiderio

Il Signore Gesù ci invita a dirigere i nostri cuori verso di Lui e a lasciarci penetrare dalla sua luce per non vivere da stolti, ma da saggi.

In tutti i momenti della nostra esistenza dovremmo sempre domandarci: «Che cosa sto cercando? Che cosa mi impedisce di camminare agilmente?». Se noi facciamo dipendere la nostra serenità, la nostra gioia, da quello che è umano e passeggero non avremo mai pace; se invece impariamo a donare tutto quello che abbiamo e che siamo perché il nostro cuore desidera soltanto Dio e di tutto si serve per andare a Lui, allora diventiamo ricchi dei beni celesti e viviamo nella gratitudine e nel rendimento di grazie insieme con tutti i nostri fratelli. Vivendo per Dio e per gli altri, ci rinnoviamo continuamente e riceviamo più di quello che doniamo: doniamo infatti noi stessi e quindi anche la nostra povertà, ma riceviamo Colui che è il Bene infinito.


11 Luglio Solennità del Nostro Santo Padre Benedetto

"Fu un uomo di vita venerabile, Benedetto per grazia e per nome": così inizia il secondo libro dei Dialoghi, in cui Gregorio Magno narra la vita del più famoso monaco latino, nato a Norcia intorno al 480.

Inviato a Roma per compiere gli studi, Benedetto abbandonò la città, «sapientemente ignorante e saggiamente incolto, desideroso di piacere a Dio solo». Conobbe le diverse forme di vita monastica del suo tempo. Dopo un tentativo fallito ri riformare un monastero già esistente, Benedetto tornò nella solitudine, raggiunto ben presto da molti, che desideravano mettersi sotto la sua paternità spirituale.

Egli organizzò per i suoi discepoli delle piccole comunità, assegnando loro degli abati e istruendoli nella conoscenza delle Scritture, nella vita fraterna e nella preghiera.
Nel 529 Benedetto si trasferì con alcuni monaci a Montecassino, per dar vita a un nuovo tipo di monastero. Per questo cenobio, unico e con un solo abate, egli scrisse la sua Regola, che testimonia il suo grande discernimento e la sua misura, e che sarebbe diventata il riferimento essenziale per tutto il monachesimo d'occidente.

Benedetto organizzò le giornate della comunità contemperando tempi di preghiera e di lavoro, da lui ritenuti ugualmente imprescindibili per la vita del monaco.
Secondo un'antica tradizione, il padre dei monaci latini morì il 21 marzo del 547.

PREGHIERA

Signore Dio,
tu hai chiamato Benedetto
alla sequela di tuo Figlio Gesù
nell'abbandono di tutti i beni,
nel celibato e nella vita comune:
insegnaci a servirti senza preferire nulla all'amore di Cristo,
nel lavoro e nella preghiera,
e avanzeremo con un cuore dilatato e libero
sul cammino dei tuoi comandi.
Per Cristo nostro Signore.


La Solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo

La Solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo riunisce in un’unica celebrazione Pietro,  il primo discepolo chiamato da  Gesù , la roccia della Chiesa   e Paolo, che non fu discepolo di Gesù  ma che è stato chiamato “l’Apostolo”, il missionario per eccellenza.

Gli scritti del Nuovo Testamento non raccontano la loro fine, ma un’antica tradizione li vuole martiri, nella medesima città, Roma, e nello stesso giorno, vittime delle persecuzioni contro i cristiani: due vite offerte in libagione a causa di Gesù e del Vangelo. I due apostoli sono così accomunati nella celebrazione liturgica.

Non si potrebbe parlare delle vicende di Gesù senza menzionare Pietro, che per primo osò confessare audacemente la fede in Gesù quale Messia.  Gesù ha così riconosciuto nel discepolo Simone una “roccia”, Kefa, una pietra sulla cui fede poteva trovare fondamento la Chiesa.

Pietro diverrà l’apostolo di Gesù, il pastore delle sue pecore prima a Gerusalemme, poi presso le comunità giudaiche della Palestina, poi ad Antiochia e infine a Roma, dove a sua volta deporrà la vita sull’esempio del suo Signore e Maestro. E a Roma Pietro ritroverà anche Paolo,  “l’altro”, l’apostolo differente, posto accanto a Pietro nella sua alterità, quasi a garantire fin dai primi passi che la chiesa cristiana è sempre plurale e si nutre di diversità.  Paolo ... la sua passione, la sua intelligenza, il suo impegno ad annunciare il Signore Gesù traspaiono da tutte le sue lettere e anche gli Atti degli apostoli ne danno sincera testimonianza. È lui, per sua stessa definizione, “l’apostolo delle genti”

Pietro e Paolo, entrambi discepoli e apostoli di Cristo, eppure così diversi: Pietro un povero pescatore, Paolo un rigoroso intellettuale; Pietro un giudeo palestinese di un oscuro villaggio, Paolo un ebreo della diaspora e cittadino romano; Pietro lento a capire e a operare di conseguenza, Paolo consumato dall’urgenza escatologica… Dice un prefazio gallico del VII secolo: “Pietro ha rinnegato per credere meglio, Paolo è stato accecato per vedere meglio… l’uno apre, l’altro fa entrare: entrambi ricevono il Regno eterno”. Sono stati apostoli con due stili differenti, hanno servito il Signore con modalità diversissime, hanno vissuto la Chiesa in un modo a volte dialettico se non contrapposto, ma entrambi hanno cercato di seguire il Signore e la sua volontà e insieme, proprio grazie alle loro diversità, hanno saputo dare un volto alla missione cristiana e un fondamento alla Chiesa di Roma.

Insieme allora è giusto celebrare la loro memoria, che è memoria di unità nella diversità, di vita consegnata per amore del Signore, di carità vissuta nell’attesa del ritorno di Cristo.