“Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”( Lc 12,15)
Il Vangelo di questa domenica ci offre una meditazione profonda sul valore della vita: è il bene che abbiamo ricevuto per l’eternità, quindi vale tutto quello che ci fa crescere in vista dell’eternità, mentre tutte le altre cose possono essere mezzi ma mai il fine.
Troppo spesso pensiamo che la nostra vita dipenda dal verbo “avere”.
Ma la nostra vita dipende da altri due verbi: il verbo “essere” e il verbo “amare“. Se hai passato la vita a cercare di “avere” dimenticandoti di “essere” e di “amare” allora sappi che hai vissuto una vita da stolto.
Purtroppo, da sempre l’uomo cerca di appoggiare la propria vita sul possesso delle cose dimenticando o ignorando deliberatamente che è invece chiamato a ereditare il regno dei cieli, a possedere il sommo bene, Dio stesso e a possederlo non egoisticamente ma nella reciprocità dell’amore.
Un saggio desiderio
Il Signore Gesù ci invita a dirigere i nostri cuori verso di Lui e a lasciarci penetrare dalla sua luce per non vivere da stolti, ma da saggi.
In tutti i momenti della nostra esistenza dovremmo sempre domandarci: «Che cosa sto cercando? Che cosa mi impedisce di camminare agilmente?». Se noi facciamo dipendere la nostra serenità, la nostra gioia, da quello che è umano e passeggero non avremo mai pace; se invece impariamo a donare tutto quello che abbiamo e che siamo perché il nostro cuore desidera soltanto Dio e di tutto si serve per andare a Lui, allora diventiamo ricchi dei beni celesti e viviamo nella gratitudine e nel rendimento di grazie insieme con tutti i nostri fratelli. Vivendo per Dio e per gli altri, ci rinnoviamo continuamente e riceviamo più di quello che doniamo: doniamo infatti noi stessi e quindi anche la nostra povertà, ma riceviamo Colui che è il Bene infinito.