Solennita' di tutti i Santi

La santità: vivere dentro l’amore della Trinità
Essere santi non significa essere perfetti o senza fragilità, ma lasciarsi abitare dall’amore di Dio.
La santità è vivere dentro le relazioni del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: un amore che non chiude mai in se stesso, ma si apre, accoglie e dona vita.
Il Padre ama e genera il Figlio, il Figlio ama e si dona al Padre, e lo Spirito è l’Amore che li unisce. In questo scambio di amore eterno, anche noi siamo chiamati a entrare: la santità è partecipare a questo movimento d’amore, lasciarsi coinvolgere in questo respiro divino.
Quando perdoniamo, quando ascoltiamo con cuore sincero, quando scegliamo la comunione invece della divisione, allora la vita della Trinità si riflette in noi. Lo Spirito ci trasforma, ci rende simili a Gesù, ci fa sentire figli amati del Padre.
La santità, dunque, non è una meta lontana, ma un cammino possibile per ciascuno: è imparare ogni giorno a vivere come vivono le Persone divine — nell’amore, nel dono reciproco, nella gioia della comunione.
Così, anche le nostre relazioni umane diventano luogo di presenza di Dio: famiglia, amicizia, comunità, lavoro… tutto può diventare spazio di santità, se vi abita l’amore che viene dalla Trinità.
AUGURI DI SANTITA'😇🙏😇
Solennità dei Santi Pietro e Paolo
Pietro e Paolo sono due grandi santi, due uomini che sono arrivati a donare la vita per Gesù Cristo, due figure a cui a guardare contemplando soprattutto ciò che lo Spirito ha compiuto nelle loro vite, segnate, come per tutti, da debolezze e fragilità.
Paolo, il perfetto uomo religioso, il fariseo irreprensibile, in nome del suo Dio si rese complice di minacce e stragi contro i cristiani verso i quali provò da subito un’ostile aggressività e un incontenibile odio.
Dopo la conversione, Paolo manterrà un carattere difficile; intransigente, duro, non portato ad alcun compromesso.
Pietro è l’uomo capace di grandi entusiasmi («Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò»; «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai»), sempre pronto a difendere Gesù, anche con la violenza. Ma il suo è un coraggio facile a disintegrarsi dinanzi ad una piccola serva nel cortile del sommo sacerdote. Rinnegherà il Maestro, fuggirà, come tutti gli altri.
Pietro e Paolo hanno provato il dolore della caduta, del limite e della fragilità ma al contempo il gratuito miracolo della salvezza. Per entrambi vale il denominatore comune della santità: la miseria visitata dalla misericordia.
Cosciente della sua debolezza, Paolo dirà: «Mi vanterò ben volentieri della mia debolezza... Infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12, 9 – 10).
A Pietro Gesù dice: «Tu sei roccia». Ma solo Dio è la roccia. Allora perché questa affermazione? Perché Pietro, facendo esperienza della sua incapacità, proprio in quel momento può manifestarsi un Altro. Là dove c’è questa debolezza manifestata, sperimentata, allora Dio può rivelarsi come la roccia. Il Padre è l’unico punto fermo, l’unica cosa che rimarrà anche quando tutto il resto crollerà. Per questo «darò le chiavi proprio a te», uomo debole.
Gesù è la pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, ma di questa costruzione Pietro è la prima pietra. Egli parteciperà per grazia alla saldezza della roccia che è Dio: anche Pietro, infatti, potrà venire meno nella sequela, cadere nel peccato, manifestarsi con le sue debolezze e comportamenti contradditori. È la fragilità e la debolezza nella sequela di Gesù che permetteranno a Pietro di essere esperto della misericordia del Signore.
Pietro e Paolo sono stati apostoli con due stili differenti, hanno servito il Signore con modalità diversissime, hanno vissuto la chiesa in un modo a volte dialettico se non contrapposto, ma entrambi hanno cercato di seguire il Signore e la sua volontà e insieme, grazie alle loro diversità, hanno saputo dare un volto alla missione cristiana e un fondamento alla chiesa di Roma.Celebrare insieme la loro memoria è anche un segno di unità nella diversità.

SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE!
SANTA PASQUA
“Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.
Questo trionfo è espresso dal canto di gioia della Chiesa, la quale, nella notte santa che segna la rinascita dell’uomo, attende la Luce nuova e proclama: “Esulti il coro degli angeli, esulti l'assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto. Gioisca la terra inondata da così grande splendore; la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo”. Per questo “gioisce la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore” che ha lottato da solo e ha vinto (cfr. Is 63, 1-5).
In questa mistica notte ciascun membro della Chiesa interpella Maria di Magdala come testimone: "Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?", ed ella risponde: "La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea".
Anche noi, uniti a questa testimonianza concessaci per grazia e non certamente per merito, possiamo ripetere: “Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto!”.

DOMENICA DELLE PALME






Con la Domenica delle Palme, con cui si ricorda l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme per andare incontro alla morte, inizia la Settimana Santa durante la quale si rievocano gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo e vengono celebrate la sua Passione, Morte e Risurrezione.
Il racconto dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme è presente in tutti e quattro i Vangeli, ma con alcune varianti: quelli di Matteo e Marco raccontano che la gente sventolava rami di alberi, o fronde prese dai campi, Luca non ne fa menzione mentre solo Giovanni parla di palme (Mt 21,1-9; Mc 11,1-10; Lc 19,30-38; Gv 12,12-16).
L’episodio rimanda alla celebrazione della festività ebraica di Sukkot, la “festa delle Capanne”, in occasione della quale i fedeli arrivavano in massa in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al tempio in processione. Ciascuno portava in mano e sventolava il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi, la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie rimandava alla bocca chiusa dei fedeli, in silenzio di fronte a Dio, legati insieme con un filo d’erba (Lv. 23,40). Spesso attaccato al centro c’era anche una specie di cedro, l’etrog (il buon frutto che Israele unito rappresentava per il mondo).
Il cammino era ritmato dalle invocazioni di salvezza (Osanna, in ebraico Hoshana) in quella che col tempo divenuta una celebrazione corale della liberazione dall’Egitto: dopo il passaggio del mar Rosso, il popolo per quarant’anni era vissuto sotto delle tende, nelle capanne; secondo la tradizione, il Messia atteso si sarebbe manifestato proprio durante questa festa.
Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
Il prossimo 29 Giugno, alle ore 19, le monache Benedettine di C.da Agnano, invitano fedeli e conoscenti a vivere, insieme alla comunità monastica, la Festa di San Pietro, Titolare del loro Monastero.
A presiedere la celebrazione sarà il nostro nuovo Arcivescovo, Mons. Giovanni Intini che, al termine della funzione religiosa, saluterà i partecipanti presenti.
Le monache provvederanno ad un momento di ristoro per favorire la comunione e la gratitudine a Dio per quello che opera nella vita di ognuno.

Santa Scolastica
O Santa Vergine Scolastica, dolce sorella del Padre Benedetto, che per la tua intensa preghiera e il tuo più grande amore sei stata esaudita dal Signore, con la tua potente intercessione ottienici un’abbondante pioggia di grazia affinché, nulla anteponendo all’amore di Cristo, facciamo della nostra vita un’incessante preghiera a salvezza di tutto il mondo. Amen.
Festa Sacra Famiglia
Santa e dolce dimora,
dove Gesù fanciullo
nasconde la sua gloria!
Giuseppe addestra all'umile
arte del falegname
il Figlio dell'Altissimo.
Accanto a lui Maria
fa lieta la sua casa
di una limpida gioia.
La mano del Signore
li guida e li protegge
nei giorni della prova.
O famiglia di Nazareth,
esperta del soffrire,
dona al mondo la pace.
A te sia lode, o Cristo,
al Padre ed allo Spirito Santo.
Amen
La solennità di tutti i Santi
La Solennità di tutti i Santi ci ricorda che la santità non è uno stato di beatitudine fuori dall’esperienza della vita, ma è una beatitudine nascosta al fondo di questa nostra vita.
E anche lì dove c’è pianto, mancanza, ingiustizia, cose che non vanno, lì è nascosta una gioia che la si può incontrare solo a patto che si smetta di desiderare solo di avere un’altra vita, e si comincia ad approfondire la propria.
Siamo nati per la Santità
La chiamata alla santità è la chiamata a valorizzare quel lato della nostra vita in cui facciamo più fatica, in cui ci sperimentiamo perdenti, poveri, scartati. È un lato della nostra vita che solitamente nascondiamo, di cui abbiamo vergogna ma che se consegnato all’amore di Dio diventa il nostro vero capolavoro. Infatti i santi non sono innanzitutto coloro che fanno qualcosa, ma coloro che si lasciano fare dall’Amore di Dio. Essi ristabiliscono il primato di Dio nella loro vita, e non si lasciano sedurre né da sé stessi, né da quello che di bello o di brutto gli sta capitando.
Chi scopre questa via non ha una luce intorno alla testa, ma una luce interiore che lo fa camminare da amato anche in mezzo alle sventure.
La santità – ha ricordato recentemente Papa Francesco – "non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano”.
Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa.
Sei uno studente o un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli.
Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù
Sei un consacrato/a ? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione
I santi sono un popolo di affidati a cui oggi noi tutti ci affidiamo perché ci insegnino il loro stesso segreto.












