Pietro e Paolo sono due grandi santi, due uomini che sono arrivati a donare la vita per Gesù Cristo, due figure a cui a guardare contemplando soprattutto ciò che lo Spirito ha compiuto nelle loro vite, segnate, come per tutti, da debolezze e fragilità.
Paolo, il perfetto uomo religioso, il fariseo irreprensibile, in nome del suo Dio si rese complice di minacce e stragi contro i cristiani verso i quali provò da subito un’ostile aggressività e un incontenibile odio.
Dopo la conversione, Paolo manterrà un carattere difficile; intransigente, duro, non portato ad alcun compromesso.
Pietro è l’uomo capace di grandi entusiasmi («Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò»; «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai»), sempre pronto a difendere Gesù, anche con la violenza. Ma il suo è un coraggio facile a disintegrarsi dinanzi ad una piccola serva nel cortile del sommo sacerdote. Rinnegherà il Maestro, fuggirà, come tutti gli altri.
Pietro e Paolo hanno provato il dolore della caduta, del limite e della fragilità ma al contempo il gratuito miracolo della salvezza. Per entrambi vale il denominatore comune della santità: la miseria visitata dalla misericordia.
Cosciente della sua debolezza, Paolo dirà: «Mi vanterò ben volentieri della mia debolezza… Infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12, 9 – 10).
A Pietro Gesù dice: «Tu sei roccia». Ma solo Dio è la roccia. Allora perché questa affermazione? Perché Pietro, facendo esperienza della sua incapacità, proprio in quel momento può manifestarsi un Altro. Là dove c’è questa debolezza manifestata, sperimentata, allora Dio può rivelarsi come la roccia. Il Padre è l’unico punto fermo, l’unica cosa che rimarrà anche quando tutto il resto crollerà. Per questo «darò le chiavi proprio a te», uomo debole.
Gesù è la pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, ma di questa costruzione Pietro è la prima pietra. Egli parteciperà per grazia alla saldezza della roccia che è Dio: anche Pietro, infatti, potrà venire meno nella sequela, cadere nel peccato, manifestarsi con le sue debolezze e comportamenti contradditori. È la fragilità e la debolezza nella sequela di Gesù che permetteranno a Pietro di essere esperto della misericordia del Signore.
Pietro e Paolo sono stati apostoli con due stili differenti, hanno servito il Signore con modalità diversissime, hanno vissuto la chiesa in un modo a volte dialettico se non contrapposto, ma entrambi hanno cercato di seguire il Signore e la sua volontà e insieme, grazie alle loro diversità, hanno saputo dare un volto alla missione cristiana e un fondamento alla chiesa di Roma.Celebrare insieme la loro memoria è anche un segno di unità nella diversità.

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